CURATED BY LÓRÁND HEGYI
Villa Belvedere Radicati Saluzzo
2021
Il percorso della mostra si sviluppa all’interno dell’intera struttura della Villa trecentesca, a partire dalle sale del piano terreno per salire al primo e secondo piano fino alla loggetta dove è possibile inquadrare il panorama offerto dalla Villa tutt’attorno, in una veduta aperta.
Ugo Giletta, in questo contesto, ha creato un percorso molto sensibile, attento e poco invasivo negli spazzi che ospitano le sue opere esposte. L’originalità del luogo - che trattiene ancora il sapore veramente antico – ha portato l’artista a presentare una sessantina di opere realizzate in un arco di tempo che va dal 1998 fino ad oggi senza l’intenzione di un aspetto retrospettivo. Nonostante l’intento sia quello di far dialogare i lavori esposti con l’arredo esistente, la tematica del lavoro di Ugo Giletta mantiene fortemente l’originalità della sua ricerca artistica.
L’insieme dei lavori suggerisce, come dalle parole di Lorand Hegyi che ha scritto il testo nel catalogo, “Una enigmaticità misteriosa ed angosciante, interrogativa e destabilizzante
si manifesta nell‘opera artistica di Ugo Giletta, che lavora coerentemente e quasi esclusivamente con il volto umano, con un archetipo sensuale, arcaico, atemporale e sovversivo, dell’Uomo. Le sue figure non sono ritratti, non sono raffigurazioni di persone identificabili, non sono la «proprietà» esclusiva di un individuo concreto. La concretezza sensuale e suggestiva di questi volti enigmatici e disturbanti non è derivata da una autonoma personalità particolare, ma aspira a una identità transpersonale, a una potenzialità dell’identità. […] Come in un eterno stato di attesa esse stanno in un non-luogo, in un vuoto indefinito, dove però in ogni attimo può verificarsi una metamorfosi, un mutamento di stato fondamentale, drammatico, una rivalutazione radicale della loro essenza e storia.”
A proposito dell’entità del “concreto”, che appare anche nel titolo della mostra “Approcci al concreto”, Lorand Hegyi scrive nel suo saggio: “Ciò che resta è il silenzio, il desiderio,
l’inestinto della sostanzialità. Le teste di Ugo Giletta arrivano dal niente, esistano nel niente, partano dal niente, senza spiegazione e certificazione della loro presenza. Sono qui, con noi, come qualcuno non invitato, non conosciuto, ma evidentemente autentico. Il loro silenzio può essere angosciante ed irritante, ma irradia una oggettività indiscutibile, un testimone di un’esistenza tangibile, ma enigmatica e fuori dal tempo reale. Loro creano un istante singolare, concreto, determinante, ma non integrabile nel nostro tempo storico. Il loro vero tempo è la durevolezza della ricerca di una possibile concretizzazione, di una incarnazione, di una materializzazione della possibilità della coerenza sostanziale in un’epoca senza evidenze, senza certezze. La possibilità del concreto resta il grande mistero”.
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ex Chiesa dei Battuti, Bossolasco
2021
Che la morte di Dio appaia come un evento che è ormai alle nostre spalle e che ci lascia sostanzialmente indifferenti non è ateismo. È nichilismo.“
Sergio Givone
Questo lavoro è stato creato appositamente per essere presentato a Bossolasco nella Ex Chiesa dei Battuti.
Dopo aver effettuato una visita all’edificio, l’artista si è posto delle domande, scandagliando i perché di tanti abbandoni, e in particolare dei così tanti abbandoni di chiese, in cui non si officia più, e che vengono convertite ad altre funzioni, spesso legate all’esercizio dell’arte, ossia ad esposizioni, a mostre, o ad altre laiche manifestazioni.
L’avviso che emerge da quest’opera di Ugo Giletta scaturisce dalla riflessione di un “moralista” (absit iniuria) che si interroga sui comportamenti umani e sulla caduta dei già fondamentali principi che regolavano i ritmi della cosiddetta “civiltà cattolica”. Ritmi che agivano tanto nella vita sociale quanto nella vita individua di ognuno - inclusa l’interrogazione sulla peculiarità di questa ricerca di più possibili identità - caratterizzando fortemente pensieri e prestazioni di un agire che si poteva ben dire “religioso”. Una riflessione che coinvolge la natura dei grandi valori etici e morali profondamente modificati dall’attuale situazione storica della nostra umana condizione.
Con l’installazione di otto opere pittoriche, quattro per ogni lato dell’edificio, e la sistemazione di una testa realizzata in cera rossa, posta sul fondo della navata centrale, l’intento artistico mira a creare una sorta di “Via Crucis” laica, che procede dall’oblio della Via Crucis tridentina.
Tale reminiscenza, già legata all’uso sacro dell’edificio, con i mezzi suoi propri intende riallacciare all’antico un nuovo vincolo, di cui con la presenza dei suoi volti tipici – e tipicamente allusivi – Giletta intende invitare a prendere coscienza. Di fronte alla crisi dei valori negati, che s’incrocia con il destino della civiltà contemporanea, il suo è un invito a sondare la complessità di un “mondo della fine”, che la visione nichilistica – nella sua parabola estrema – imperdonabilmente avvalora e decreta.
Un' accoglienza elettiva
CURATED BY giovanni tesio
Palazzo dei Vescovi - Biblioteca Diocesana
2021
Un incontro, un incrocio, un suggerimento d’apertura, un’accoglienza elettiva. Così potrebbe essere definita l’installazione di Ugo Giletta per l’esposizione della Coperta del Codex Eusebii Evangeliorum. Al di là della stretta pertinenza teologica ed ermeneutica, un invito ad estendere gli spazi delle relazioni e delle consapevolezze. Il sacro che si sposa al laico in un fraterno abbraccio, così ricco di murmuri ed echi. Volti tanti e tutti diversi, mai seriali, ma ritmici, allineati a un filo di musica recondita (le sette teste realizzate in cera e il dipinto ad acquerello su tela).
Potrà sembrare un azzardo, un paragone estremo, ma penso a Morandi e alle sue bottiglie, perché – a parte le ragioni del poco: nel meno il suo più… – non c’è mai la riproduzione dell’oggetto ma l’affiorare di una forma. La forma in cui siamo condivisi, e che sentiamo di condividere. Volti tanti e diversi, mai seriali; ritmici se mai, secondo un filo di musica recondita. La forma in cui siamo condivisi, e che sentiamo di condividere.
Non una fodera, non una copertura protettiva, ma – al contrario – l’avviso del necessario silenzio, la natura contemplativa dello sguardo interiore, lo sprofondamento che aggalla, e che ritorna – o sta per tornare – dal suo lungo viaggio di dentro.
Gli “occhi chiusi” non sono un segno di negazione, come in altri contesti sarebbe pur legittimo interpretare; non sono negazione di realtà, ma invece una più profonda intensità di sguardo, più accesa vista, più acuta contemplazione. Ed ecco che la maschera diventa volto, e nel volto s’identifica, e nel volto si manifesta: si manifesta tanto come principium individuationis quanto come luogo di comunità.
Nello slittamento sensibile di ciò che l’occasione saluzzese rappresenta, la voce di Ugo Giletta viene a suggerire la più spirituale delle tensioni, tanto che potremmo rovesciare il famoso verso di Dante (Inf. XXI, v. 48), riferito alla quinta bolgia dei barattieri (“Qui non ha loco il Santo Volto”) nel suo preciso contrario.
In Dante l’allusione va al crocifisso bizantino di legno nero che era oggetto di venerazione per i fedeli di Lucca. Mentre qui a Saluzzo il suo rovescio andrà riferito alla Coperta del Codex Eusebi Evangeliorum e alla compagnia artistica di Ugo Giletta: se è vero com’è vero che qui – frutto d’arte che trasforma la vista in visio – il Santo Volto ha davvero “loco”.
Giovanni Tesio
RE-BIRTH
fluidi confini e distanze relative
curated by Alessandro Abrate
tecla
Palazzo Samone, - Cuneo
2021
La mostra presenta opere realizzate tra il 2020 e il 2021 durante il lockdown facendo dialogare i lavori di dodici autori. Espressioni che variano dalla pittura alla scultura alla fotografia all’installazione in cui sensibilità, forza espressiva, concetti e messaggi, stati d’animo si confrontano e sottolineano uno spazio di tempo drammatico e quasi surreale. Tempo sospeso, di meditazione e angosce, di paure e speranze ma anche fecondo dove creatività ed energie non si sono interrotte, con proiezioni e visioni di rinascite e resurrezioni.
Autori in mostra:
Cinzia Bernardi, Cesare Botto, Laura Castagno, Joana Skiavini Colombo, Marco Da Rold, Grazia Gallo, Danila Ghigliano, Ugo Giletta, Bruno Giuliano, Romina Mandrile, Giulio Mosca, Silvio Rosso.
© TEXT: Notes on the work of Ugo Giletta by Lorand Hegyi